L’Ospedale di Vergato resta ancora dimezzato. Fino a quando?
A seguito dell’epidemia da infezione di Covid-19 che ha duramente colpito il mondo intero, il nostro Sistema sanitario, nazionale e regionale, è stato costretto ad una nuova ridefinizione e riorganizzazione, in special modo in tutto il reparto della terapia intensiva.
Il Decreto Legge n. 34 del 19 maggio 2020, aveva stabilito che le Regioni, tramite apposito piano di riorganizzazione volto a fronteggiare adeguatamente le emergenze pandemiche, come quella da COVID-19 in corso, garantissero l’incremento di attività in regime di ricovero in Terapia Intensiva e in aree di assistenza ad alta intensità di cure.
La Regione Emilia-Romagna, dopo i primi provvedimenti urgenti, approvò la Delibera di Giunta n° 677 del 15.6.2020 “EMERGENZA PANDEMICA COVID-19 – DISPOSIZIONI IN ORDINE AL PIANO DI RIORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA DI CUI ALL’ ART. 2 DEL D.L. 19 MAGGIO 2020, N. 34”, con la quale, tra le altre disposizioni, aveva previsto ulteriori 192 posti letto di terapia intensiva, per consentire all’Emilia- Romagna il raggiungimento dello standard dello 0,14 per mille Abitanti.
Con la medesima deliberazione, la Regione Emilia-Romagna aveva evidenziato l’opportunità “di assumere ulteriori strategie di potenziamento della Rete Ospedaliera Regionale, al fine di rendere strutturale la risposta all’aumento significativo della domanda di assistenza legata all’eventuale prosieguo della situazione infettivologica COVID-19, ai suoi esiti ed a possibili accrescimenti improvvisi della curva epidemica, nonché per eventuali ed ulteriori emergenze epidemiche, da contemperarsi con la indispensabilità di addivenire al graduale ripristino delle attività ordinarie, riportando a regime l’attività della rete ospedaliera e mantenendone il più possibile le funzioni e la flessibilità alla rapida conversione”.
Sempre nello stesso atto, la Giunta regionale precisò come i Pronto soccorso avessero rappresentato nelle fasi di picco epidemico uno dei punti di maggiore pressione sul sistema, con la conseguente necessità di una loro riorganizzazione e ristrutturazione, con l’obiettivo prioritario di separare i percorsi, e creare aree di permanenza dei pazienti in attesa di diagnosi, con garanzia dei criteri di separazione e sicurezza.
Tra le varie misure organizzative adottate a livello sanitario durante la fase dell’emergenza Covid, il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Vergato, nel bolognese, è stato fortemente ridimensionato e penalizzato, con accesso ridotto a 12 ore anziché alle precedenti 24.
Inoltre, come deciso nel corso della seduta della Conferenza territoriale socio sanitaria metropolitana di Bologna del 1 aprile 2020, l’Ospedale di Vergato venne messo a disposizione delle persone affette da Covid, con l’impegno al ritorno all’ordinario assetto alla fine dell’emergenza.
Nel mese di maggio 2021, dopo circa un anno, i reparti Covid dell’Ospedale di Vergato sono stati chiusi, con il ripristino delle attività mediche ordinarie.
Tuttavia, l’attività di PS è rimasta dimezzata, con il mantenimento dell’orario ridotto 8-20; lo stesso laboratorio analisi, la cui operatività è direttamente collegata all’attività del Pronto soccorso, continua a prevedere un orario assolutamente ridotto, in quanto non opera oltre le ore 14, ed è assolutamente inattivo nel fine settimana (sabato e domenica), così da costringere eventuali esami urgenti ad essere effettuati nell’Ospedale di Porretta, con evidente dispendio di tempo, che in alcuni casi può essere assolutamente di vitale importanza.
Va detto che il Ps di Vergato, prima dell’emergenza Covid, era stato appositamente potenziato: funzionamento 24 ore su 24, presenza in servizio di 2 medici dell’emergenza territoriale (tali da garantire assistenza qualificata, tempestiva ed efficace in caso di emergenza e urgenza, anche attraverso il coordinamento diretto con tutto il sistema territoriale), possibilità dell’utilizzo dell’elisoccorso notturno.
Va inoltre ricordato che nel Programma di mandato 2020-2025 della Giunta regionale, è stato espressamente indicato che “… la sanità deve essere anche vicina ai cittadini e facilmente raggiungibile: grandi centri qualificati ed altamente specializzati, di riferimento regionale e provinciale, debbono essere affiancati e integrati con piccoli ospedali distribuiti sul territorio per le prestazioni a bassa complessità, quelle di più frequente bisogno per la popolazione. Un’attenzione particolare sarà dedicata agli ospedali collocati nelle aree montane e più disagiate…”.
Tra l’altro, proprio nei giorni scorsi l’attività del Pronto soccorso di Vergato è stata al centro di un tragico fatto di cronaca, a seguito della morte del giovane artista Michele Merlo, recatosi presso detto PS in orario prossimo alla chiusura serale.
Al netto delle valutazioni di carattere medico-legale che spettano unicamente alla Magistratura, quanto accaduto ripropone con prepotenza la necessità di implementare i servizi sanitari territoriali, e di garantirli in maniera completa specie in montagna e periferia.
La stessa emergenza sanitaria, d’altronde, ha evidenziato l’estrema e fondamentale importanza dei presidi sanitari di base, a partire proprio dai Pronto Soccorso.
Per questi motivi, insieme al Collega Daniele Marchetti del gruppo Lega in Regione, ho presentato un apposito atto ispettivo (leggi qui), con l’obiettivo di sollecitare il ripristino della piena funzionalità dell’Ospedale di Vergato.