Pavana: dopo la frana, l’inquinamento ambientale. L’Alto Reno non ha pace
Nel febbraio 2019, una frana a ridosso del confine tra la Toscana e l’Emilia-Romagna mise “fuori gioco” la SS Porrettana, principale arteria di collegamento tra le due regioni (dopo l’autostrada A1) nel bolognese, isolando così l’Alta Valle del Reno con il versante toscano: tuttora, dopo un anno e mezzo da quell’evento, la viabilità procede a senso unico alternato, e con divieto per i mezzi superiori a 3,5 t.
I danni per l’economia dei territori interessati, così come i disagi arrecati a tutti gli abitanti, sono stati ingenti, e purtroppo non sono ancora cessati (dedicheremo apposito approfondimento a questa incredibile vicenda, che vede sul “banco degli imputati” parecchi soggetti istituzionali, non solamente Anas, proprietaria della Strada statale), con grave ripercussione sul tessuto socio-economico dei Comuni coinvolti.
Tuttavia, mentre pensavamo di avere superato il periodo critico, è arrivato all’improvviso (ma nemmeno troppo, e vedremo perchè) un gravissimo fenomeno di inquinamento ambientale, causato dallo svuotamento della diga di Pavana da parte del suo gestore, la società Enel Green Power.
La diga di Pavana nel Comune di Sambuca Pistoiese, sulla linea di confine delle regioni Emilia-Romagna e Toscana, è un importante invaso creato dallo sbarramento del torrente Limentra, in origine destinato a fornire energia per l’elettrificazione della linea ferroviaria Porrettana. Il bacino, oltre a raccogliere le acque del bacino imbrifero del torrente Limentra di Sambuca, riceve le acque derivate dalla presa sul fiume Reno in località Molino del Pallone; tramite galleria di derivazione, le acque vengono poi convogliate al serbatoio dell´invaso artificiale di Suviana, nei comuni di Camugnano e Castel di Casio.
A partire dal giorno 15 luglio, Enel ha iniziato le operazioni per lo svaso completo della diga, secondo un programma operativo approvato dalle regioni Toscana ed Emilia-Romagna. In particolare, la Regione Emilia-Romagna – settore Protezione civile, approvava il piano con la determinazione dirigenziale n° 2004 del 6 luglio u.s.
Come riportato da quasi tutti i media locali, in data 28 luglio l’apertura della diga ha determinato il riversamento nel torrente Limentra, e quindi nel fiume Reno, di una enorme quantità di materiale fangoso e di detriti, tale da causare una vera e propria irreversibile alterazione dell’ecosistema fluviale, con conseguente moria per soffocamento di tutta la fauna ittica presente.
Va ricordato che già nel 1997 si verificò una situazione analoga, che provocò anche allora un disastro ambientale. Secondo gli esponenti della Provincia del tempo, vi furono «elementi di approssimazione nella gestione dell’operazione di svaso da parte dell’Enel». Venne inoltre richiesto all’ente di predisporre un piano preventivo sulle future operazioni di manutenzioni di questo tipo d’impianti, affinché non avessero a ripetersi fenomeni di grave impatto ambientale come quello accaduto a quella data.
Il provvedimento amministrativo regionale di autorizzazione alle operazioni (la determina 2004/2020 citata), tra le varie disposizioni indicava una lunga serie di prescrizioni e di azioni, anche preventive, per la salvaguardia dell’ambiente e della fauna ittica (cfr. allegato alla determina, pag. 3, 4, 5 e 6, visionabile qui).
La stessa Regione Toscana, Direzione Difesa del Suolo e protezione civile, Settori Assetto idrogeologico, Genio civile Valdarno Centrale, Tutela Acqua e Costa, nel proprio atto di autorizzazione alle manovre di svuotamento della diga di Pavana (cfr. allegato alla determina, visionabile qui), stabiliva espressamente, tra le altre prescrizioni:
– si dovranno garantire condizioni di ossigenazione, delle acque svasate, tali da evitare danni permanenti e irreversibili alla fauna ittica (si ricorda che il D.Lgs 152/2006 – nell’ allegato 2 alla parte III – tabella 1B– Qualità delle acque idonee alla vita dei pesci – prevede per l’ ossigeno disciolto valori di riferimento non inferiori a 7 mg/l (per le acque idonee a salmonidi), e non inferiori a 5 mg/l (per le acque idonee a ciprinidi).
Tutti i media hanno documentato il grave danno all’ecosistema, con particolare riferimento alla morìa generalizzata di tutta la fauna ittica presente a valle della diga.
La stessa Arpae ha accertato che il “versamento di ingenti quantità di sedimento nel torrente Limentra di Sambuca e successivamente nel fiume Reno, proveniente questo dallo scarico di fondo della diga”, ha avuto “un impatto sui corsi d’acqua decisamente superiore rispetto a quello previsto nel Piano operativo presentato da Enel”.
La Regione Emilia-Romagna ha annunciato provvedimenti severi.
Personalmente, ho presentato un’interrogazione alla Giunta regionale, così come un esposto alla Procura della Repubblica, poichè ritengo che sussistano gli estremi del reato di inquinamento, se non addirittura quelli del disastro ambientale.
Ora, a danni oramai causati, rispetto ai quali tutti quanti invochiamo giustamente la linea della chiarezza rispetto alle cause, ed alla severità nei confronti dei responsabili, si pongono necessariamente alcune ulteriori riflessioni, che dovranno trovare risposte adeguate da parte degli Enti interessati:
l’intervento di svuotamento è stato dettato dalla necessità di intervenire con urgenza sulla struttura della diga, per via della normativa antisismica. Ma la diga in questione ha un “fine vita” tecnico ? O può andare avanti senza problemi, basta che vengano fatti interventi di manutenzione ? Poichè l’invaso resterà vuoto per almeno 5 anni (tanto dureranno le operazioni di adeguamento del corpo diga), siamo sicuri che la semplice manutenzione (pur straordinaria) sia la misura di sicurezza più efficace per la collettività (oltre che per l’ecosistema) ?
Come dimostra la fotografia sottostante, nella parete nuda del versante in sinistra idraulica, dove passa la SS 64, sono già evidenti i fenomeni erosivi del materasso
roccioso. Poiché questa situazione resterà invariata per cinque anni, è verosimile aspettarsi dei crolli del terrapieno boscato e della sovrastante Strada Porrettana: sono previste al riguardo opere di monitoraggio e di prevenzione? Ciò è verosimile, ma è sempre meglio tenere alta l’attenzione (anche a costo di apparire eccessivamente allarmisti), piuttosto che piangere a disastri fatti.
Adesso attendiamo aggiornamenti e risposte.
(– fine prima parte)