Il bando regionale per la montagna che discrimina … la montagna !

di Michele Facci
di Michele Facci

Il bando regionale per la montagna che discrimina … la montagna !

Lo scorso 27 aprile (Delibera di Giunta n° 414, leggi qui) la Regione Emilia-Romagna “… valutata l’opportunità, nell’ottica di favorire e sostenere la rivitalizzazione e il ripopolamento delle aree montane e al fine di rispondere ai bisogni sociali crescenti causati dalla attuale emergenza sanitaria…”, ha promosso un bando (bando “Montagna 2020”) che prevede la concessione di contributi a nuclei familiari già residenti o che trasferiscono la loro residenza per l’acquisto o il recupero della prima casa in un comune montano.

A tal fine, la Regione ha stanziato la somma complessiva di 10 milioni di euro: il contributo minimo richiedibile è stato fissato in € 10.000, mentre l’entità massima del contributo erogabile non può in nessun caso essere superiore ad € 30.000, ed è pari:
a) in caso di acquisto, al 50% delle spese sostenute per i costi di acquisto dell’immobile;
b) in caso di recupero del patrimonio esistente: all’importo a carico del beneficiario non portato in detrazione fiscale, comunque non superiore al 50% delle spese effettivamente sostenute per i lavori eseguiti.

Tutto bene, ma solo in apparenza.

Quello che merita attenzione, infatti, è il meccanismo premiale per la classificazione finale delle domande, in quanto – oltre agli altri coefficienti contemplati per la formulazione del punteggio finale – i Comuni montani interessati sono stati classificati in tre fasce: una prima fascia da 20 punti, una seconda da 10 punti, ed una terza che non prevede alcun punteggio.

Si potrà quindi verificare come i Comuni montani della provincia di Bologna – dopo quelli del ravennate, seppure in numero decisamente inferiore – siano stati fortemente penalizzati dal meccanismo premiale previsto nel bando, in quanto non vi è nessun Comune del bolognese in prima fascia (20 punti), mentre ve ne sono solo 7 in seconda fascia, quella da 10 punti.

I Comuni montani delle altre province risultano invece così classificati:
Provincia di Forlì-Cesena: 4 Comuni in prima fascia e 8 Comuni in seconda;
Provincia di Modena: 5 Comuni in prima fascia e 8 Comuni in seconda;
Provincia di Piacenza: 13 Comuni in prima fascia e 2 Comuni in seconda;
Provincia di Parma: 11 Comuni in prima fascia e 6 Comuni in seconda;
Provincia di Reggio Emilia: 3 Comuni in prima fascia e 4 Comuni in seconda;
Provincia di Rimini: 2 Comuni in prima fascia e 4 Comuni in seconda.

Questa evidente disparità di punteggio premiale tra Comuni montani è quindi idonea a penalizzare in partenza domande di contribuzione localizzate in determinati territori montani, come appunto quelli della provincia di Bologna.

Non solo. Ma siccome i Comuni complessivamente interessati dal bando Montagna 2020 sono 116, e le risorse massime ottenibili per singola domanda sono di € 30.000, qualora in astratto tutti i Comuni venissero interessati dalle domande, non potrebbero che essere accolte 2,8 domande per Comune montano, misura decisamente insufficiente a garantire il risultato che la delibera istitutiva del bando intenderebbe invece perseguire.

Insomma, un bando montagna del tutto inadatto a sostenere le reali necessità della montagna emiliano-romagnola in primis, e nello specifico di quella bolognese.

Per questo, abbiamo richiesto a gran voce (leggi qui) una modifica dei meccanismi premiali per l’attribuzione dei punteggi legati alla localizzazione territoriale, oltre ad un aumento delle risorse complessivamente destinate alle finalità del bando. Diversamente, il bando potrà servire ad erogare giusto qualche soldo ad alcuni comuni montani, ma non sarà certo quella misura straordinaria oggi necessaria per il ripopolamento della montagna nel suo complesso e nella sua estensione a livello regionale.

Per il momento, quello della Lega è stato un grido di allarme del tutto inascoltato (leggi qui),come purtroppo spesso succede con la giunta Bonaccini.

Ma ovviamente non ci fermiamo.

 

 

 

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Michele Facci

Michele Facci

Bolognese di nascita e Porrettano di adozione, vivo e lavoro tra l’Appennino e la Città. Avvocato cassazionista. Consigliere dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 2018. Attualmente componente delle Commissioni regionali II (Politiche economiche), III (Territorio, ambiente e mobilità) e IV (Politiche per la salute e politiche sociali), nonché membro del Comitato di sorveglianza sul Programma operativo regionale FSE 2014-20.

Michele Facci

Michele Facci

Bolognese di nascita e Porrettano di "adozione", vivo e lavoro tra l’Appennino e la Città. Avvocato cassazionista. Consigliere dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna dal 2018. Attualmente componente delle Commissioni regionali II (Politiche economiche), III (Territorio, ambiente e mobilità) e IV (Politiche per la salute e politiche sociali), nonché membro del Comitato di sorveglianza sul Programma operativo regionale FSE 2014-20.

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